Chiedetelo a qualsiasi genitore che abbia mandato i propri bimbi al nido e vi risponderà che è stata un’esperienza unica di crescita e di socializzazione, di scoperte e di amicizie che spesso durano nel tempo. Per questo abbiamo deciso anche noi di Bimbi a Zonzo di raccontarla attraverso la voce di chi, ogni giorno, vive questa esperienza con i nostri bambini, abbiamo fatto alcune domande a Serena Mori coordinatrice nidi d’infanzia per ICare Viareggio.
Perché è importante il nido per la crescita di un bambino?
Durante i primi tre anni di vita, il bambino è protagonista di una rivoluzione evolutiva che non ha pari in nessuna altra fase dell’esistenza dell’individuo: i bambini acquisiscono il senso della propria identità, divengono sempre più autonomi nella gestione del proprio corpo e nella mobilità, strutturano le basi della comunicazione e del linguaggio, divenendo sempre più competenti nel costruire relazioni con gli altri e con il mondo circostante. È in questo periodo che i bambini apprendono ad apprendere.
I servizi educativi per l’infanzia sono contesti progettati e pensati per accogliere e accompagnare la crescita dei bambini, affiancando e sostenendo la primaria responsabilità dei genitori di educare e crescere i figli, nel riconoscimento e nel rispetto della varietà dei ritmi di sviluppo individuali e della cultura familiare di provenienza. Superata l’iniziale impostazione assistenziale che aveva come esclusiva finalità quella della conciliazione fra tempi di lavoro e tempi di vita, soprattutto per la donna, i servizi educativi rivolti ai bambini da 0 a tre anni sono ormai entrati a far parte del sistema nazionale di educazione e istruzione con la creazione del sistema integrato zerosei.
Per la maggioranza dei bambini, oggi, l’ingresso in un servizio educativo per l’infanzia, quando i genitori compiono questa scelta, costituisce il primo incontro con un contesto fisico e sociale diverso dall’ambiente familiare, primo nucleo di rapporti affettivi: un mondo nuovo da scoprire e comprendere, nuove relazioni da costruire con altri adulti e con altri bambini. I contesti educativi, quindi, anche grazie ad un percorso continuo di qualificazione professionale del personale, sono luoghi in cui il bambino ha la possibilità di fare un’esperienza sociale e di conoscenza di qualità, che gli permetta di sviluppare compiutamente le sue potenzialità, promosso nel percorso di costruzione della propria personalità individuale nelle sue componenti fisiche, affettive, emotive, cognitive, etiche e sociali. Condizione necessaria per sostenere il processo di crescita dei bambini è la costruzione di un ponte tra la nuova esperienza educativa nel servizio e quella che si sviluppa nel contesto familiare, strutturando una relazione armoniosa e significativa nel complesso della vita quotidiana dei piccoli. Una delle connotazioni identitarie principali dei servizi è proprio quella di farsi contesto di coinvolgimento dei genitori, valorizzazione delle risorse di cui la famiglia è portatrice, accoglienza, ascolto per la creazione di un’alleanza educativa e una responsabilità condivisa sul bambino. Nella condivisione della cura e dell’educazione del bambino con gli educatori e nell’incontro, scambio e confronto con altri genitori, molte madri e molti padri possono maturare nuove riflessioni anche sul proprio ruolo educativo.
Quali aspetti della vita dei più piccoli sono influenzati positivamente dalla frequenza del nido?
All’interno dei servizi per l’infanzia, i bambini trovano contesti fisici e sociali e adulti professionalmente preparati per favorire lo sviluppo delle loro potenzialità a livello globale. La quotidianità educativa è costruita su routine/attività di gioco e all’interno di spazi che favoriscono l’emergere delle autonomie, di competenze motorie relative al corpo nella sua interezza e ai movimenti fini della mano, di processi cognitivi attraverso cui il bambino, nello sperimentare dapprima la propria sensorialità e poi successivamente le possibilità di senso che il mondo circostante offre, fanno ipotesi, definiscono regole, scoprono come sono fatti gli oggetti, danno forma alle proprie idee. Il gioco, spontaneo, libero, fine a se stesso, attraverso cui i bambini esprimono la loro forza vitale e procedono all’esplorazione delle cose e dei rapporti interpersonali, all’osservazione, alla scoperta attiva, alla padronanza corporea e all’autoaffermazione, è la strategia di apprendimento per eccellenza. I contesti di esperienza, che il personale educativo costruisce con attenzione, cura ed intenzionalità, sostengono lo sviluppo delle varie forme dell’intelligenza del bambino, in modo che trovino possibilità di promozione e arricchimento che integrino mani, mente e cuore. La possibilità di sperimentare il contatto con coetanei in modo prolungato e ripetuto, in un contesto predisposto per l’incontro in situazioni di socialità e interazione con gli altri bambini, costituisce una condizione fondamentale per potenziare la capacità di decentrarsi, promuove l’empatia, sostiene processi fondamentali di emulazione che portano pian piano dal “fare come te” al “fare insieme”. Nel servizio educativo, insomma, tra bambini e bambine fiorisce una vita sociale e relazionale intensa, ricca di emozioni e di opportunità di apprendimento, che promuovono fortemente anche le capacità di comunicazione e l’emergere del linguaggio.
Quali sono le parole chiave dei servizi educativi 0-3?
Per rispondere a questa domanda riporto gli elementi che qualificano e significano il progetto pedagogico dei servizi educativi del Comune di Viareggio:
- un’idea di bambino competente e soggetto di diritti; un bambino capace di costruire i propri apprendimenti a livello sociale, emotivo e cognitivo, curioso, intento, attraverso strategie e attitudini del tutto personali, ad esplorare il mondo per scoprire come funzionano le cose, l’ambiente, il proprio corpo, le interazioni con gli altri. Un bambino attivo, che fa ipotesi ed esercita un’intelligenza interrogativa su quello che lo circonda, costruttore di immagini, di fantasie, di conoscenze, portatore di un pensiero creativo e divergente.
- Un adulto in ascolto; aperto, curioso, attento nel cogliere questi percorsi di apprendimento, capace di riconoscere e valorizzare le caratteristiche e le capacità di ciascuno e sostenere le potenzialità individuali e collettive del gruppo di bambini con cui vive l’esperienza educativa.
- Un’idea di educazione come responsabilità collettiva; nella consapevolezza che prendersi cura dei percorsi di crescita dei bambini significa interpretarli all’interno di una prospettiva ecologica, che concepisce lo sviluppo umano all’interno di socializzazioni sempre più allargate, ma che hanno reciproche interconnessioni ed influenze. Dunque bambino, famiglia, comunità, come cerchi concentrici che vanno messi in relazione attraverso la partecipazione, la comunicazione, la socializzazione della cultura dell’infanzia.
- Il sostegno alla genitorialità; i servizi sono ambiti di educazione genitoriale, di empowerment della funzione del prendersi cura, di accompagnamento rispetto all’esperienza di essere madre e padre, che pone di fronte a criticità, sfide e responsabilità in costante divenire.
- Un ambiente che si fa contesto educativo e quindi non è concepito come il neutro contenitore spaziale delle esperienze che si vivono all’interno dei servizi. L’ambiente influenza l’organizzazione del pensiero e del comportamento sociale, è un elemento protagonista nell’offrire opportunità, nello stimolare l’agire di bambini e adulti, nel trasmettere un senso di benessere e appartenenza.
- La documentazione come strategia educativa; la capacità di osservare, cogliere e rendere visibili i processi di crescita dei bambini, attraverso una raccolta documentale fatta di parole, immagini ed elaborati, risponde ad esigenze diversificate del lavoro educativo. Il lasciar traccia aiuta i bambini a riconoscere, ripercorrere e dare un significato alla propria esperienza all’interno del servizio; supporta gli educatori nella riflessione critica rispetto alla propria azione educativa, nella valutazione dell’efficacia della progettazione educativo-didattica, sostenendo processi di rielaborazione e autoformazione professionale. La documentazione è anche uno strumento privilegiato di comunicazione: per i genitori, che hanno la possibilità di acquisire maggior consapevolezza delle esperienze del proprio figlio ed un più alto livello di conoscenza che cambia giudizi e aspettative; per sostenere la continuità verticale e il passaggio alla scuola dell’infanzia. Infine, la documentazione ha l’importante funzione di far uscire la cultura della cura e dell’educazione dei bambini fuori dal servizio, sul territorio, nella città, promuovendo la costruzione di una conoscenza e una responsabilità collettiva verso l’infanzia.
- La formazione come elemento di qualificazione del servizio; la professionalità dell’educatore è una dimensione da coltivare, nutrire e sviluppare per avere la possibilità di accogliere la complessità dovuta ai continui cambiamenti socio-culturali che riguardano l’infanzia e la famiglia. La formazione, che avvenga attraverso lezioni con docenti specializzati nelle materie psicologico-pedagogiche, o che avvenga come processo di autoformazione nella riflessione all’interno del gruppo di lavoro, è la base su cui si sviluppano competenze, conoscenze, capacità, atteggiamenti idonei a sostenere motivazione, protagonismo e capacità di apprendere del bambino.
- Una programmazione didattica che valorizzi tutti gli ambiti di sviluppo del bambino; le attività di gioco e le esperienze di esplorazione e sperimentazione dei bambini vengono organizzate ed acquistano significato all’interno di uno sfondo narrativo. Ogni anno viene costruita una storia che guida grandi e piccoli nella scoperta del mondo, nell’esercizio di competenze senso-percettive, psicomotorie, linguistiche, logiche, simboliche, affettivo-emozionali, creative. La narrazione viene utilizzata come strategia privilegiata per attribuire significati cognitivi, emotivi, sociali e culturali alla realtà che ci circonda.
- La continuità del percorso educativo: l’accoglienza della persona nella sua interezza richiede di sviluppare in modo più pieno l’idea di unitarietà del percorso educativo. La continuità verticale, sostenuta e rafforzata dalla nascita del sistema integrato 0-6 anni, viene progettata con le scuole dell’infanzia della città per promuovere pari opportunità di educazione e istruzione, di cura, di relazione e di gioco, superando le disuguaglianze, attraverso la costruzione di un percorso fatto di tante esperienze diverse ma coerenti fra loro, nella condivisione di valori, principi e pratiche.