Avete mai sentito parlare della sindrome del bambino scosso? Si tratta di una vera e proprio forma di maltrattamento fisico nei lattanti che purtroppo ancora oggi persiste e rappresenta la prima causa di morte per abuso che nella maggior parte dei casi si verifica entro i sei mesi. Questa forma di maltrattamento si verifica spesso a seguito di un pianto inconsolabile e non tollerato dai genitori che provati dalla stanchezza e dal sentirsi inadeguati a risolvere le cause del pianto reagiscono senza essere consapevoli dei danni che possono arrecare.
Come spiegano dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma si parla di sindrome del bambino scosso quando il bambino tenuto per il tronco viene vigorosamente scosso; in questo caso il capo subisce rapidi movimenti di rotazioni e, per le sue grandi dimensioni e una muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità del cranio o encefalo (cervello, cervelletto e midollo allungato) va incontro a rapida accelerazione e decelerazione con trauma contusivo contro la scatola cranica, lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con emorragie, ovviamente le lesioni variano a seconda dell’età del bambino: più è piccolo e più sono gravi e alla violenza con cui è stato scosso.
Tre i sintomi che consentono di far diagnosi ma che non sono sempre presenti sono:
- Ematoma subdurale, versamento di sangue nelle meningi che può provocare una semplice nausea, vertigini, fino a sintomi più gravi come alterazioni dello stato di coscienza e il coma;
- Edema cerebrale, accumulo di liquido nel cervello che si gonfia (edema) e comprime i capillari sanguigni bloccando così il flusso di sangue e l’arrivo di ossigeno al cervello; si manifesta con sintomi che possono andare dal semplice mal di testa fino agli attacchi di epilessia e alla perdita di coscienza;
- Emorragia retinica con la comparsa di minuscole macchie di sangue sulla retina che possono venir osservate con uno strumento chiamato oftalmoscopio.
Più frequentemente la sintomatologia può essere aspecifica e la diagnosi non sospettata per molto tempo: irritabilità o sonnolenza, vomito e inappetenza, difficoltà di suzione o della deglutizione, ritardo motorio o del linguaggio, disturbi comportamentali, aumento eccessivo della circonferenza cranica.
Nei casi più gravi: alterazione della coscienza, cecità, convulsioni, paralisi cerebrale, coma, decesso.
In alcuni casi, i segni del maltrattamento possono essere sospettati anche dopo anni, in relazione a disturbi comportamentali o dell’apprendimento. Naturalmente sarà molto più difficile mettere in relazione questi disturbi con scuotimenti avvenuti tanto tempo prima.
Come possiamo prevenire? Prendendo coscienza che uno scuotimento del capo del nostro bambino può essere molto pericoloso ( ovviamente le normali attività di gioco come far saltellare un lattante sulle ginocchia o sollevarlo in aria non possono provocare traumi) e farsi aiutare da personale preparato può aiutare a superare ansia e stress.